ALLEVA LA SPERANZA +

Legambiente ed Enel ancora più vicine alle imprese del Centro Italia

Più sostegno per contribuire alla ripresa di turismo e ospitalità locali con la nuova campagna sulla piattaforma Plan Bee in partnership con Fondazione Symbola, Federtrek, Turismo verde e associazione Host Italia

Chiusa la terza fase del crowdfunding, la raccolta fondi amplia il campo d’azione al settore extralberghiero per sostenere l’economia dell’Italia Centrale colpita dagli eventi sismici del 2016-2017 e dagli impatti negativi dell’emergenza Covid-19

Alleva la speranza + sarà presentata oggi alle 15.30 in diretta streaming sulle pagine facebook di Legambiente e della Nuova Ecologia e su www.lanuovaecologia.it

Hanno in comune l’amore per la loro terra e la volontà di realizzare un progetto, nonostante le avversità; la resilienza è la loro forza. Stefano Cappelli gestisce il rifugio Mezzi Litri ad Arquata del Tronto; Eleonora Saggioro gestisce il rifugio Vincenzo Sebastiani nel comune di Rocca di Mezzo (Aq); Domenico Angelini lavora nella sua azienda agricola Dolci Giuseppina a Monteleone di Spoleto (Pg); Brigida Stanziola coordina le attività educative del Centro di educazione ambientale Il Sentiero di Poggiodomo (Pg). Per loro, come per molte delle imprese che risiedono nelle zone del Centro Italia colpite dai terremoti del 2016 e del 2017 e ora rese ancora più fragili dalla pandemia da Covid-19, continua una lunga, difficilissima stagione. Sono i quattro nuovi beneficiari della grande campagna di crowfunding lanciata da Legambiente ed Enel nel 2018, che prosegue ora con una novità: Alleva la speranza diventa Alleva la speranza +.

Si chiude, infatti, la terza fase della raccolta fondi Alleva la speranza, che attraverso la piattaforma PlanBee ha interessato dodici allevatori di Marche, Lazio, Umbria e Abruzzo e i loro progetti: un bilancio ad oggi di 187.237 euro, frutto di 511 donazioni (di cui diverse “collettive”, cioè fatte da una sola persona in rappresentanza di un gruppo più o meno ampio) a sostegno di Teresa Piccioni, Alessia Brandimarte, Amelia Nibi, Silvia Bonomi, Arianna Veneri, Fabio Fantusi, Alba Alessandri e Pietropaolo Martinelli, Valentina Capone, Simone Vagni, Angela Catalucci e Massimo Pierascenzi. La terza parte del crowdfunding chiude con 12.477 euro destinati al progetto di Massimo Pierascenzi, 16.356 euro a quello di Valentina Capone, 12.876 euro per Simone Vagni e 12.024 euro per Angela Catalucci.

E la campagna di Legambiente ed Enel assume una nuova veste, con la partnership di Fondazione Symbola, Federtrek, Turismo verde e associazione Host Italia, per essere più vicini alle imprese, più attenti ai crescenti bisogni connessi all’emergenza Covid-19 e più uniti che mai: oltre agli allevatori, anche molti gestori di strutture impegnate nell’ospitalità extralberghiera sono stati colpiti dal sisma e dalla crisi ma, nonostante tutto, continuano a gestire con tenacia e passione le loro attività. Alleva la speranza + sarà presentata oggi con un evento online, in cui interverranno, introdotti da Nicoletta Novi, responsabile CSV e progetti di sostenibilità di Enel e da Enrico Fontana, segreteria nazionale di Legambiente, i quattro beneficiari della campagna Stefano Cappelli, Eleonora Saggioro, Domenico Angelini, Brigida Stanziola, insieme a Paolo Piacentini, presidente di Federtrek, Fabio Renzi, segretario generale della Fondazione Symbola, Giulio Sparascio, presidente di Turismo verde, Lucia Simioni, presidentessa di Abruzzo B&B, affiliata ad Host Italia.

“La pandemia che ci ha colpito rende ancora più fragili i territori fiaccati dal sisma, aggravando situazioni già precarie – ha dichiarato Stefano Ciafani, presidente di Legambiente -. In quelle aree, spesso di straordinaria bellezza, tanti piccoli imprenditori garantiscono, produzioni sostenibili e di qualità, grazie alle quali tengono letteralmente in vita intere comunità, altrimenti destinate a scomparire a causa dello spopolamento. Queste persone sono oggi una speranza concreta, perché la ricostruzione delle aree devastate dal sisma sia fondata sulle comunità. A guidarle è una straordinaria volontà di continuare a vivere dove sono nate e dove hanno deciso di investire tutte le proprie energie. Un amore profondo per la loro terra, il loro lavoro. Che ha bisogno, per essere alimentato ogni giorno, del sostegno di tutto il Paese”.

“L’emergenza legata al COVID 19 ha messo a dura prova un territorio già colpito negli anni passati dai violenti eventi sismici. Sostenendo anche le strutture extralberghiere con la campagna Alleva la Speranza + intendiamo – ha detto Nicoletta Novi, responsabile CSV and Sustainability Projects di Enel Italia –  contribuire al rilancio dell’ospitalità e del turismo nelle aree del Centro Italia: risorse irrinunciabili per la ripresa dell’economia locale attraverso la valorizzazione della ricchezza del patrimonio naturale e della qualità dei prodotti agroalimentari di questi straordinari territori”.

Stefano ed Elena, con la loro associazione Monte Vector, gestiscono il rifugio Mezzi Litri ad Arquata del Tronto; sognano un Appennino inclusivo, senza barriere, e con l’aiuto di Alleva la Speranza + vogliono realizzare una rampa per disabili e strutture di accoglienza mobili e accessibili. “Abbiamo adeguato il casale a rifugio – racconta Stefano Cappelli -, abbattendo tutte le barriere possibili e dotandolo di servizi per disabili. Per noi è un avamposto di sensibilizzazione alla sostenibilità e una possibilità tangibile per il ritorno in uno dei territori più colpiti dal sisma del 2016. Con lo spopolamento e poi il sisma i produttori rimasti ad Arquata sono pochissimi, ma la valorizzazione di questi luoghi deve partire dalla promozione dei loro prodotti. Uno dei nostri obiettivi principali è far incontrare le persone con questi straordinari sapori che offriamo nelle nostre degustazioni al rifugio, senza però venderli, invitando ad andare a comprarli dal produttore. Purtroppo il Covid-19 ha rallentato le nostre attività”.

Eleonora Saggioro gestisce, nel comune di Rocca di Mezzo (Aq), con la cooperativa Equorifugio, il rifugio Vincenzo Sebastiani, costretto a chiudere a marzo; il sostegno di Alleva la speranza + serve a ristrutturare gli spazi interni per garantire il necessario distanziamento tra gli escursionisti. “Nel rifugio di proprietà del Cai di Roma, da 20 anni sempre aperto – spiega Eleonora Saggioro – abbiamo creato un luogo che attira turismo nel parco Sirente Velino, tessendo una rete e organizzando tanti eventi culturali. I rifugi nascono per accogliere le persone, purtroppo siamo luoghi piccoli e con il Covid siamo in estrema difficoltà. Abbiamo dovuto chiudere prima per le ordinanze, poi per lavori di ristrutturazione. Per le parti nuove, l’obiettivo è creare delle mini camerette in modo che le persone siano autonome, mentre bisogna riorganizzare la camerata vecchia. Vorremmo creare più spazi all’esterno, per fare mangiare le persone distanziate su una terrazza”.

Domenico Angelini nella sua azienda agricola Dolci Giuseppina, a conduzione familiare, a Monteleone di Spoleto, in alta Valnerina (Pg), coltiva legumi e cereali biologici, zafferano e produce miele. Con il sostegno di Alleva la speranza + vuole realizzare un punto di degustazione sulla sua terrazza panoramica e acquistare altre arnie per le api. “Lenticchie, ceci, cicerchia, fagioli e roveja sono la nostra specialità. Tra i cereali coltiviamo l’unico farro con marchio Dop in tutta Europa – dice Domenico Angelini – e, inoltre, aderiamo all’associazione produttori zafferano di Cascia. I miei genitori sperano di poter presto passare la conduzione alla nuova generazione. Io ho scelto di rimanere sul territorio per il forte attaccamento che sento nei confronti di questi luoghi e per dare un futuro a questa impresa. Il nostro sogno è ampliare l’offerta investendo nella trasformazione delle materie prime. Intanto, vorremmo una struttura in legno antisismica da sistemare sulla nostra terrazza, che permetta ai clienti di assaporare i nostri prodotti e il panorama”.

Brigida Stanziola coordina le attività educative del Centro di educazione ambientale Il Sentiero di Poggiodomo (Pg), che è il comune più piccolo dell’Umbria; il contributo di Alleva la speranza + serve ad aumentare l’efficienza energetica della struttura, migliorare la gestione dei rifiuti e sviluppare un progetto di ospitalità diffusa. Il Cea si trova a circa 1.000 metri nel cuore della Valnerina, a pochi chilometri dal Parco nazionale dei Monti sibillini. “Organizziamo – racconta Brigida Stanziola – centri estivi, campi di volontariato e tante attività ambientali. La nostra è una struttura che è sempre stata a disposizione degli abitanti di Poggiodomo. Nel 2016 con il primo terremoto è stato un rifugio e anche adesso, con la pandemia, le riunioni possono essere fatte nell’ampia sala areata e sanificata: qui sono stati organizzati i consigli comunali. La grande cucina è a disposizione dell’associazione che organizza le feste del paese. Purtroppo con il terremoto 2016-2017 è stato impossibile continuare le nostre attività; poi sono arrivati anche pandemia e lockdown”.

Alle donazioni che arriveranno attraverso la piattaforma PlanBee, si sommeranno quelle di Enel e di Legambiente, perché i loro progetti di rinascita possano diventare realtà.

Dichiarazioni dei partner:

Paolo Piacentini, presidente nazionale di Federtrek: “Sono davvero lieto a titolo personale e come Federtrek di sostenere un progetto che vede coinvolte persone straordinarie cariche di passione. Di Stefano ed Elena conosco la forza ed il coraggio nell’aver messo in piedi dal nulla il rifugio Monte Vector che sta diventando uno dei luoghi più accoglienti lungo ilCammino nelle Terre Mutate. Di Eleonora Saggioro conosco la caparbietà e l’attenzione alla qualità che ha da sempre caratterizzato il Rifugio Sebastiani, che oggi si presenta al mondo degli escursionisti in una veste profondamente rinnovata”.

Valerio Nicastro, presidente di Host Italia: “L’Abruzzo è una regione multiforme e splendida, in cui la natura molto ha dato ma anche molto ha tolto. Le associazioni Host Italia e Abruzzobnb sono liete di poter sostenere il progetto di Legambiente ‘Alleva la Speranza+’, e si adopereranno per coinvolgere i propri soci e i propri contatti in questa entusiasmante gara di solidarietà. Buona fortuna!”.

Giulio Sparascio, presidente nazionale di Turismo verde: “Trasformiamo l’emergenza coronavirus in una opportunità. Cerchiamo di non ripresentarci, al termine di questa pandemia (speriamo a breve) uguali a prima, ma cerchiamo nuovi modelli di business, fondati su valori diversi, su cui l’Italia ha moltissime carte da giocare. Ridiamo valore al fattore umano e quindi alle relazioni, di cui gli agriturismi sono i portavoce, elemento chiave per l’accrescimento del bene comune e delle aree più interne del nostro Belpaese ed ancora di più nei territori colpiti dal sisma. L’agriturismo con la sua multifunzionalità punta da sempre alle relazioni sociali con: le Istituzioni pubbliche come comuni, provincia, regione, gli Enti parchi e aree naturali, i piccoli musei, gli agricoltori limitrofi per l’approvvigionamento delle materie prime e tutti quei soggetti legati al Turismo di quel territorio come guide parchi, guide ai piccoli borghi, spiagge, paese di montagna meno conosciuti, imprenditori che offrono qualsiasi altro servizio turistico come passeggiate a cavallo, trekking, mountain bike, barca, artigiani che tramandano gli antichi mestieri”.

Fabio Renzi, segretario generale di Symbola – Fondazione per le Qualità Italiane: “Symbola si è molto impegnata in questi quattro anni per una ricostruzione delle aree colpite dagli eventi sismici e meteorologici del 2016/17 che fosse prima di tutto un progetto di rigenerazione territoriale basato sul protagonismo civile, politico ed economico delle comunità locali. Proprio come fa il progetto Alleva la speranza che, dopo aver aiutato gli allevatori, ora centra l’attenzione sul settore dell’ospitalità extralberghiera, chiamato a qualificare e a mettere in sicurezza le proprie strutture per rispondere al meglio alla crescente domanda – come i dati di questa estate stanno a dimostrare – di turismo esperienziale ed emozionale legata all’ambiente, alla natura, al paesaggio e alla cultura. Per questo Symbola ha deciso di accompagnare e promuovere l’iniziativa promossa da Legambiente ed Enel, in collaborazione con PlanBee, per la raccolta di risorse destinate a dare fiducia e sostegno a quelle attività economiche che svolgono il ruolo di veri e propri presìdi territoriali”.

L’ufficio stampa

Legambiente: Alice Scialoja 339 3945428 – Luisa Calderaro 349 6546593 – Valentina Barresi 346 2308590

Anche le forzature sulla disciplina dei paesaggi montani hanno contribuito all’annullamento del Piano Territoriale Paesaggistico Regionale del Lazio; una occasione per ripensare le strategie per le montagne del Lazio e arrestare la devastazione del Terminillo

La Corte Costituzionale, con sentenza pubblicata pochi giorni fa, ha annullato il Piano Territoriale Paesaggistico Regionale (PTPR) del Lazio, e lo ha fatto perchè la Regione Lazio ha violato il principio di leale collaborazione tra istituzioni.

Il testo del PTPR concordato con il MiBACT come legge impone, infatti, avrebbe dovuto essere approvato tal quale dal Consiglio Regionale, che di converso ha licenziato un testo modificato in più parti e contenente norme che  scardinano l’obbligo di copianificazione Stato-Regione e che allentano le tutele di molti beni paesaggistici tra cui le aree montane, dove il PTPR manomesso avrebbe consentito la realizzazione di impianti sciistici, impianti di innevamento artificiale e attrezzature ricettive al di sopra della fascia dei 1200 metri.

Questa disattenzione nei confronti della tutela paesaggistica della montagna purtroppo non sorprende.

Da anni – attraverso le ripetute osservazioni presentate nell’ambito delle procedure di VIA del progetto Terminillo Stazione Montana (TSM) – il Comitato del #noTSM ha rilevato come la Regione Lazio interpretasse in maniera ingiustificatamente estensiva le norme del PTPR, e come tali interpretazioni collidessero in maniera sostanziale anche con le Direttive Comunitarie, il tutto per consentire la realizzazione di un progetto devastante per il paesaggio e per l’ambiente, economicamente fallimentare e posto fuori dal tempo dal climate change.

Duole constatare che fino ad oggi questa insensibilità regionale è stata sostanzialmente condivisa dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Province di Frosinone, Rieti e Latina, che ha già emesso parere paesaggistico positivo sul TSM nonostante al tempo di formazione dell’atto fossero in vigore le norme più restrittive di quelle successivamente manomesse dalla Regione Lazio.

Il nostro auspicio è che questa vicenda spinga la Regione Lazio a considerare con maggiore consapevolezza la tutela paesaggistica del suo territorio, e che tale consapevolezza si estenda anche alle strutture periferiche del MiBACT.

INFO www.notsm.info

 

Una tavola rotonda sul futuro del Corno alle Scale, dell’Appennino e della montagna tutta: la tutela del paesaggio, la vita all’aria aperta e l’attività fisica come scelte irrinunciabili per superare questa crisi e tutte le crisi che verranno.
Un’occasione per ripensare a noi stessi e al nostro rapporto con gli ambienti in cui viviamo.
Tante voci, nessun logo.
Perché l’Appennino è uno.
E la montagna è di tutti.
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Dialogo con

Paolo Piacentini, autore del libro “Appennino atto d’amore” e Presidente Nazionale FederTrek

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Interverranno:
LUCA MERCALLI – autore del libro “Salire in montagna”
MICHELE SERRA – giornalista
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Coordina Paolo Carati
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Relatori presenti:

🔺 FAUSTO BONAFEDE – WWF

🔺 MAURIZIO FABBRI – Presidente Unione dei Comuni dell’Appennino Bolognese

🔺 SALVATORE DI RUZZA

🔺 FABIO VALENTINI – Mountain Wilderness Schweiz

🔺 BARBARA PANZACCHI – Presidente Unione dei comuni Savena-Idice

🔺 ANDREA GARREFFA – cofondatore 6000 sardine

🔺  Pierluigi Musarò – direttore Itaca migranti e viaggiatori – Festival del Turismo Responsabile

🔺 VITTORIO MONZONI- Legambiente Onlus

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Segui la diretta:

Rilanciamo il comunicato stampa dell’Associazione Discovery Reventino

A distanza di tre mesi dalla presentazione del progetto di “restauro” riguardante l’Abbazia di Santa Maria di Corazzo, sentiamo il dovere di partecipare anche noi al dibattito ormai sempre più acceso intorno alla vicenda che interessa il principale monumento storico della nostra area montana. Abbiamo ritenuto opportuno, prima di intervenire, di porci in una condizione di ascolto delle opinioni autorevoli sull’argomento, studio dei pochi dati e informazioni disponibili sul progetto, nonché confronto.

La necessità di intervenire nasce dall’importanza che diamo da sempre, non solo a questo luogo pieno di fascino e di storia, ma anche a concetti quali condivisione e partecipazione che contraddistinguono la nostra associazione nella proposta di percorsi di progettazione dal basso e laboratori aperti alla comunità, alle associazioni e agli enti, e in quella che è la nostra visione integrata del territorio e della gestione dei beni comuni.

Tra le azioni portate avanti, abbiamo avviato fin dal principio un laboratorio di mappatura partecipata dei sentieri del Reventino che ha coinvolto associazioni e volontari da circa dodici comuni. Uno dei primi racconti a piedi ha riguardato proprio l’area nei dintorni dell’abbazia. Grazie alla progettazione e promozione di un sentiero che ripercorre “Le vie d’acqua dei Cistercensi” lungo il Corace, un percorso ideato e proposto da Raffaele Arcuri, uno dei nostri soci e promotori del progetto, fin dai primi passi. Qui poi abbiamo accompagnato i primi visitatori e viaggiatori stranieri provenienti da altre regioni, contribuendo nel nostro piccolo e in forma volontaria alla promozione dell’abbazia.

Per noi i ruderi di Corazzo hanno rappresentato nel tempo e rappresentano tuttora, il luogo dove le identità delle comunità del Reventino e del Corace convergono. Un luogo della condivisione, dello stare insieme. Un luogo dove per secoli sono confluite le genti dei nostri paesini e i pellegrini arrivati da lontano. Un luogo in cui ci si radunava, si pregava, si barattavano prodotti, si lavorava e si studiava. Un luogo simbolo dell’unione delle nostre comunità.

Il dibattito scaturito dopo la presentazione del progetto d’intervento, dimostra il fortissimo interesse verso l’abbazia. Si sono susseguite ed avvicendate importanti firme nazionali dell’archeologia, dell’antropologia, della storia. Sono state coinvolte alte sfere della politica. Sono intervenuti sull’argomento figure locali di riferimento, quali architetti, docenti e scrittori. Si è sviluppato un folto dibattito sui social che ha coinvolto non solo la comunità di Carlopoli, ma l’intera area del Savuto-Corace-Reventino.

La quantità e qualità degli interventi registrati su scala regionale e nazionale, denotano quanto probabilmente, l’importanza e l’attrattività di questo monumento storico siano ancora più rilevanti di quelle percepite finora, come comunità locale. Al di là delle diatribe tra decisori politici e addetti di settore e delle decisioni puramente tecniche, pensiamo che alcune scelte possano essere portate su un piano politico e vista l’importanza del monumento, condivise con la comunità, le parti interessate, le associazioni, gli amministratori locali, etc.

La percezione è che le posizioni finora espresse si possano sintetizzare due correnti, di cui la prima sostiene la necessità di indagini archeologiche e un restauro conservativo e la seconda opta per ridare, attraverso l’intervento, nuove funzioni al monumento. La prima delle due voci sembra essere la più popolare non solo tra gli esperti di settore. Chi prende in considerazione invece la possibilità di ridare nuove funzioni al monumento, rimane comunque critico sulle modalità di scelta e la qualità del progetto.

Sembra invece non esserci nessuna voce, ad esclusione dei soggetti proponenti a difesa del progetto. Nel coro di opinioni ci piace richiamare il parere espresso da Giuseppina Pugliano, docente universitario di restauro architettonico all’Università degli Studi di Napoli e membro dell’Accademia di Archeologia, secondo cui Corazzo è un “(…) Patrimonio della comunità locale ma al contempo, una rilevante eredità culturale per l’intera umanità (…)”. La presenza dell’abbazia ha conformato e contraddistinto il paesaggio circostante, così come, negli ultimi due secoli, e tuttora, i suoi “ruderi”, sono diventati essi stessi paesaggio, luogo identitario e unitario a grande valenza storica e documentale per l’intero territorio.

Il fatto che i ruderi dell’abbazia abbiano perso l’originaria funzione e valore d’uso, non ne determinano affatto l’inutilità, semmai, grazie alle indiscutibili reazioni emotive che suscitano alla nostra vista(molti dei visitatori che abbiamo accompagnato hanno manifestato con grande emozione di trovarsi in un“luogo magico”), sono lì a testimoniare la bellezza, il fascino e lo scorrere del tempo.
In sintesi, noi sosteniamo che l’abbazia, al suo stato attuale di “rudere”,sia un elemento inscindibile del paesaggio e dell’ecosistema attorno alla valle del Corace ed, inoltre, contribuisce essa stessa a trasformare il “paesaggio fisico” in “paesaggio mentale e della memoria”, a tal punto che per noi risulta preminente che l’abbazia venga “conservata” e non riqualificata cambiando l’identità.

Consapevoli che le risorse previste per l’intervento, di importo complessivo pari a 1.200.000,00 €, siano piuttosto limitate, crediamo sia opportuno indirizzarle su ciò che è prioritario: consolidamento e conservazione della struttura e, qualora fosse possibile, un’approfondita campagna di scavi archeologici, per portare alla luce e conoscere ciò che giace al di sotto dell’attuale livello di terreno dell’abbazia. Per citare nuovamente la Pugliano, le nuove funzioni da inserire, per immettere nuovamente il monumento nel ciclo della contemporaneità, non devono superare il limite di “lecita modificazione” dei ruderi e del paesaggio, come l’assegnazione di una funzione turistico-culturale o l’utilizzazione temporanea per eventi, manifestazioni teatrali e concerti.
Infine, l’aspetto ritenuto da noi sostanziale e maggiormente critico sul quale si sarebbe dovuto e potuto fare di più, è senz’altro quello della scarsa partecipazione e coinvolgimento della comunità.
Per intraprendere un processo di trasformazione del territorio “dal basso” che sia realmente “partecipato” , sarebbe stato opportuno prevedere dei momenti e dei “luoghi del confronto” con la comunità, le amministrazioni e le associazioni del territorio, ove ognuno, in base alle proprie competenze e interessi, avrebbe potuto esprimere le proprie idee.

Pertanto, lanciamo un appello al nuovo sindaco, Emanuela Talarico, chiedendole di estendere, per quanto sia ancora possibile. la platea degli interlocutori.
Crediamo che sia necessario quanto prima organizzare momenti di confronto con la comunità e tutti gli interessati che hanno sentito il dovere di esprimersi in merito al restauro dell’abbazia, con l’obiettivo prioritariamente di fare chiarezza sulla “idea di progetto” alla base dell’intervento, e secondariamente sulle criticità riscontrate sull’iter progettuale ed autorizzativo in corso.
Per approfondire ulteriormente gli aspetti legati al restauro dell’abbazia e contribuire alla discussione e alla conoscenza del progetto, la nostra associazione avvierà una serie di incontri di confronto con gli attori e le parti coinvolte.

FederTrek ha supportato la presentazione del progetto LIFE TERRA 

In occasione della Festa dell’albero, Legambiente lancia il progetto europeo per la riforestazione urbana contro inquinamento e riscaldamento globale

Legambiente dà il via alle azioni legate al progetto europeo Life Terra, cofinanziato dall’Unione Europea nell’ambito del Programma Life, a cui partecipano ben 15 organizzazioni di 8 diversi paesi in Europa. Life Terra ha l’ambizioso obiettivo di piantare 500 milioni di alberi nei prossimi 5 anni con il coinvolgimento della società civile e del mondo della scuola. Il progetto Life Terra, al motto di Let’s plant together intende creare un vero e proprio movimento di cittadini attivisti che in tutta Europa si mobilitano per mitigare il clima piantando alberi. L’azione di Life Terra è lungimirante, insegnare alle nuove generazioni come piantare gli alberi avrà delle ripercussioni positive nel contrasto ai cambiamenti climatici e alle catastrofi connesse: ondate di calore, siccità, perdita di foreste, desertificazione, erosione del suolo, inondazioni. Ci sarà un risvolto positivo anche sulle città e le loro comunità perché gli alberi favoriscono l’approvvigionamento dell’acqua, incrementano la permeabilizzazione del suolo, costituiscono un rifugio fondamentale per la fauna, trattengono gli inquinanti atmosferici (le polveri sottili). Inoltre, se piantati nelle vicinanze degli edifici possono ridurre la necessità di utilizzo dei condizionatori d’aria permettendo di risparmiare dal 20 al 50% di energia e abbassando i rumori fino al 70%.

Life Terra non è solo piantumazione di alberi ma è anche cura, infatti, il progetto europeo prevede l’introduzione di una piattaforma web per il monitoraggio degli alberi e il lancio di una App. Con questi due strumenti innovativi tutti potranno avere un resoconto “trasparente” dei dati relativi agli alberi e della loro capacità di trattenere CO2 e i cittadini potranno scaricare informazioni su quali alberi scegliere e come piantarli nella maniera adeguata.

Proprio l’aspetto del monitoraggio in Italia risulta carente. Manca un censimento puntuale della dotazione arborea e se il 75% dei Comuni ha un censimento del verde, solo poco più del 53% dei capoluoghi ha il catasto degli alberi e solamente il 44,8% hanno il regolamento del verde urbano.

“Il progetto Life Terra vede coinvolta Legambiente insieme a partner internazionali – dichiara Antonio Nicoletti, responsabile Aree Protette e Biodiversità di Legambiente -. In Italia è prevista la piantumazione di oltre 9 milioni di alberi per i prossimi 5 anni e ci concentreremo per questo sulla crescita delle foreste nelle nostre città e nelle aree più inquinate del Paese, come la pianura padana, o nei fondovalle dove c’è meno copertura forestale e dunque più problemi ambientali a cominciare dal dissesto idrogeologico. Non si tratta di una scelta semplicemente estetica ma di benefici per la comunità: la lotta al cambiamento climatico, infatti, deve partire dall’ambiente urbano e la strategia più utile e immediata è piantare nuovi alberi dove servono. Noi ci impegneremo a elaborare programmi e strumenti che permettano a tutti di poter scegliere la specie più adatta a clima e terreno, individuare dove piantarla e curarla nel migliore dei modi affinché diventi un bene per tutta la comunità”.

Life Terra 

Il 19 Novembre Legambiente organizza il terzo Forum nazionale “La Bioeconomia delle Foreste: Conservare, Ricostruire, Rigenerare”.

Il Forum si pone ogni anno l’obiettivo di favorire il confronto tra rappresentanti delle istituzioni, delle imprese e del mondo della ricerca sulle azioni necessarie a tutelare gli ecosistemi forestali dagli effetti del cambiamento climatico, sulle strategie da attuare per valorizzare la multifunzionalità del bosco e sulle opportunità offerte per promuovere la crescita delle foreste urbane nelle nostre città.

Un momento di confronto per discutere delle buone pratiche, degli strumenti e delle politiche per rilanciare il Paese e avviare un processo di transizione verde dell’intera economia, puntando sulla gestione e pianificazione forestale sempre più sostenibile e responsabile.

Il Forum offre l’occasione per una riflessione anche sul ruolo che le nostre foreste possono avere nell’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e per raggiungere gli obiettivi della Strategia UE per la biodiversità.

Le foreste offrono alla collettività servizi ecosistemici di valore straordinario. La filiera italiana della trasformazione è già leader nel mondo per qualità dei manufatti e originalità del design. Il settore forestale ha ben compreso le necessità di uno sviluppo nel segno della sostenibilità e della tracciabilità, in grado di contemperare le esigenze di conservazione con quelle di valorizzazione, anche alla luce delle opportunità che ci offre l’Europa attraverso il Recovery Plan.

 

In occasione del Forum Bioeconomia delle foreste verranno premiati i vincitori della terza edizione del Premio “Comunità Forestali Sostenibili”, che ha come obiettivo quello di raccontare e valorizzare il lavoro e la storia di chi ogni giorno crea economie e opera per garantire il benessere del nostro territorio e delle nostre comunità.
Il premio, ideato nel 2016 da Legambiente e da PEFC Italia, è stato assegnato a quei proprietari o gestori forestali, pubblici o privati, operatori delle filiere dei prodotti e servizi forestali e montani e professionisti che si occupano di comunicazione.

In particolare, il Premio verrà assegnato a:
1. La miglior gestione forestale sostenibile (i vincitori)
2. La miglior filiera forestale (i vincitori)
3. Il miglior prodotto di origine forestale (i vincitori)
4. La miglior comunicazione forestale (i vincitori)

Tre menzioni speciali verranno inoltre assegnate da Slow FoodFondazione Garrone e Next per l’innovazione, per la valorizzazione dell’economia circolare e per l’impegno sul tema educazione ambientale.

 

A causa delle limitazioni dovute alla pandemia COVID-19 e nel rispetto delle prescrizioni previste, l’evento sarà trasmesso online sui siti www.lanuovaecologia.it e www.legambiente.it e sulle pagine Facebook di Legambiente e de La Nuova Ecologia.

SCARICA PROGRAMMA

Diretta su youtube: https://bit.ly/simtur-TV e su Facebook: www.facebook.com/simtur.italia/live
LINK EVENTO FACEBOOK https://www.facebook.com/events/670381590244996

APERTURA ORE 15:00

FEDERICO MASSIMO CESCHIN “All Routes Lead to Rome”
GIANNI RUSSO “UISP Acquaviva”

TEMI GENERALI ORE 15:10 Interventi (Max 5 minuti)

PIERO LACORAZZA Le Vie dell’Acqua. L’Appennino raccontato attraverso i fiumi
YVONNE MAZUREK Accenni sulla storia millenaria di Orte e il trasporto intermodale sul Tevere
ROBERTO CROSTI Risultati del sondaggio Turismo fluviale e natura
ENRICO CARACCIOLO In sella all’Arno. Dal verde del Casentino al blu del Tirreno in bicicletta
ELENA BORDON Aggregazione sociale e basi di interess comuni lungo i fiumi
ESPERIENZE A CONFRONTO 15:40 (Max 5 minuti)

PRIMA SESSIONE ore 15:40

BENEDETTO MAGGIORE Percorsi con famiglia lungo i fiumi e le acqua interne
ENRICO VOLPE CanoaTrekItalia, esperienze e criticità di itinerari turistici per le vie d’acqua italiane
FEDERICO OCCHIONERO MappaTevere360 percorso e foto 360 della ciclopedonale Tevere sorgenti-mare

SECONDA SESSIONE ore 16:00

ELISABETTA MANGANELLI Un’estate in fiume…Discesa del Tevere in bicicletta
PAOLA VERONESE La rotta dei due Castelli…un viaggio lungo il fiume…a Roma
PAULA CACCAVALE Cammini e fiumi: buona pratica di valorizzazione territoriale. Aniene e Nicolaiana
MARCO PASI L’esperienza della Borsa del Turismo Fluviale e del Po
MAURIZIO ZACCHEROTI Il viaggio di Vivifiume Ombrome
ENRICO PINI Packrafting escursionismo in Toscana

ESPERIENZE “SUL FANGO” Visita guidata a piedi lungo le sponde del fiume Tevere 11:00-13:00

Si riporta il  comunicato COMUNICATO STAMPA DEL 23 giugno 2020 delle seguenti associazioni: WWF Abruzzo, Italia nostra – Consiglio delle Sezioni d’Abruzzo, CAI Abruzzo, LIPU, Salviamo l’Orso, Ambiente e/è Vita, Mountain wilderness, ENPA, Altura

La petizione si può firmare al link: http://chng.it/LJhN27RW46
Firmiamo tutti

Nuova riduzione del perimetro del Parco Naturale Regionale Sirente Velino!

Le Associazioni ambientaliste lanciano una petizione on line per scongiurare questo ennesimo attacco alla natura abruzzese e per richiedere un rilancio dell’unico Parco regionale dell’Abruzzo.

Ennesima proposta di riperimetrazione del Parco Sirente Velino. Il disegno di legge, approvato dalla Giunta regionale e pubblicato in questi giorni sul sito della Regione Abruzzo, contempla una nuova, e caotica, cartografia con il taglio di circa 8000 ettari nel territorio soprattutto nella Valle Subequana, ma anche sull’Altopiano delle Rocche a fronte di qualche Comune lungimirante che ha voluto aumentare il proprio territorio nel Parco. Una riperimetrazione che ha dell’incredibile, contraria a ogni logica, non solo tecnico-scientifica di continuità e tutela ambientale, ma anche amministrativa e di buon senso: ci si potrebbe ritrovare, infatti, a percorrere un sentiero con un piede nel Parco e l’altro no!

La politica di gestione del Parco Regionale Sirente Velino è vergognosa: il Parco è commissariato dal 2015 e già in precedenza aveva visto lunghi periodi di commissariamento, in totale è stato più il tempo che ha passato commissariato o con un presidente facente funzioni che quello in gestione ordinaria! Il perimetro del Parco ha già subito molteplici revisioni nel 1998, nel 2000 e nel 2011: sono stati tagliati migliaia di ettari determinando un vero e proprio cuneo nel suo perimetro. A ciò si aggiunga il fatto che non è stato approvato il Piano del Parco giacente in Regione da tre anni.

Le motivazioni addotte per il cattivo funzionamento del Parco non vanno certo ricercate nei vincoli, per altro non così stringenti, piuttosto nella incapacità di alcuni Enti locali che hanno sempre avuto la maggioranza nel Consiglio di Amministrazione gestendo il Parco come una sorta di Comunità Montana e della Regione che ha sempre lesinato e ritardato i necessari finanziamenti specie quelli per il ristoro dei danni prodotti dai cinghiali.

“Troviamo assurdo e inspiegabile – dichiarano le Associazioni ambientaliste – il modo in cui la Regione Abruzzo tratta il suo unico Parco, un territorio di grande valenza naturalistica e di fondamentale importanza per la biodiversità regionale. Non si può più rimandare una politica di rilancio del Parco: la Regione Abruzzo ne deve fare un luogo di eccellenza, un campo di sperimentazione di gestione delle aree protette, di riduzione dei conflitti con la popolazione attraverso la realizzazione di buone pratiche di gestione e interventi di promozione del territorio. Si doti finalmente il Parco di organi di gestione con persone competenti e di adeguati finanziamenti, si esca dal commissariamento, si lavori con il territorio!”.

Nella delibera si afferma che “la modifica dei confini, così come proposta dai Comuni, non incide sulle peculiarità ambientali e naturalistiche del territorio, che gode comunque delle tutele previste dalle misure di conservazione generali e sito-specifiche per le Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e per la Zona di Protezione Speciale (ZPS), ricadenti nel territorio del Parco”. Come può la Regione fare una tale affermazione con tanta leggerezza? Quali sono gli studi, le evidenze scientifiche e di gestione per deliberare una tale assurdità? E soprattutto se nelle aree interessate dal taglio ci sono Siti di interesse comunitario, a suo tempo individuati dalla Regione stessa, validati dal Ministero dell’Ambiente e istituiti dall’Unione Europea, è evidente che sono presenti peculiarità ambientali e naturalistiche da proteggere, altrimenti i siti stessi non sarebbero stati istituiti. In questo modo, inoltre, la Regione crea una confusione normativa nei territori, perché per effettuare interventi nei Siti di interesse comunitario sarà comunque necessario espletare le procedure di VINCA e VAS, ma senza più i previsti vantaggi in termini di promozione e compensazione dello stare all’interno di un parco.

I vincoli di tutela nei SIC, nelle ZPS e nelle ZSC sono differenti da quelli presenti in un Parco regionale: l’attività venatoria, ad esempio, seppure con alcune limitazioni, in essi è consentita. Di fatto, territori che oggi sono chiusi alla caccia perché compresi nel Parco, se la nuova perimetrazione venisse accettata, sarebbero aperti alle doppiette … un peggioramento sostanziale nella gestione del territorio, altro che non incidere sulle peculiarità naturalistiche come si afferma nella delibera!

Non dobbiamo dimenticare che le aree interessate dalla riduzione del perimetro dell’area protetta sono aree di espansione dell’Orso bruno marsicano, come testimoniano le frequenti segnalazioni che interessano proprio la Valle Subequana. È inaccettabile che la Regione Abruzzo, firmataria di protocolli a tutela di questa specie, citiamo il PATOM per tutti, continui a predicare bene e razzolare male.

Alla base della nuova riperimetrazione, si legge nella relazione che accompagna la proposta di legge, ci sarebbe la necessità di arrivare a migliorare le condizioni degli imprenditori agricoli danneggiati dai danni da cinghiale. La Regione Abruzzo, invece di gestire in maniera attiva e propositiva la problematica dei danni e dei conflitti e di rendere il Parco regionale un esempio di pratiche innovative, in modo da collocarsi sullo scenario nazionale quale modello da seguire e “fare scuola” per altre realtà, come la fauna di pregio abruzzese richiederebbe, cosa fa? Insiste nel voler risolvere il problema dei cinghiali attraverso i cacciatori che sono coloro che il problema lo hanno creato con le massicce reimmissioni degli anni passati e che non hanno alcun interesse a trovare una soluzione. La Regione vorrebbe eliminare il problema riducendo il territorio del Parco, spostando altrove le problematiche e declinando ancora una volta all’assunzione di responsabilità che la gestione delle aree protette richiede. Da una Regione come l’Abruzzo ci si aspetterebbe di lavorare per l’ampliamento delle aree protette e non certo per la loro riduzione.

Il capitale naturale deve essere gestito scientificamente coinvolgendo le popolazioni locali in azioni di tutela e valorizzazione della flora, della fauna e del patrimonio storico e artistico dell’intero comprensorio del Parco, rendendole artefici del riscatto economico e sociale.

Le Associazione ambientaliste non possono assistere inermi a tutto questo, lanciano una petizione on line chiedendo a tutti i cittadini di collaborare con la propria firma per scongiurare la scellerata proposta di legge che vuole ridurre il perimetro del Parco. Le energie degli amministratori del territorio vengano investite per far uscire il Parco dal commissariamento, lavorando su proposte concrete anche di sviluppo economico che siano in grado di coniugare le reali esigenze del territorio e delle sue imprese e la salvaguardia ambientale.

Le Associazioni:

WWF Abruzzo, Italia nostra – Consiglio delle Sezioni d’Abruzzo, CAI Abruzzo, LIPU, Salviamo l’Orso, Ambiente e/è Vita, Mountain wilderness, ENPA, Altura

 

APPROFONDISCI   https://news-town.it/cronaca/30974-parco.html

Un luogo simbolo della storia e della memoria collettiva è stato tagliato via.

A Bianchi, in località “Malisirici”, la “Grotta del Brigante” oggi non è più accessibile: il “Sentiero del Brigante” e l’accesso alla grotta sono danneggiati irrimediabilmente, a causa del taglio di parte del bosco circostante e della rimozione degli alberi che reggevano il sentiero e le poche infrastrutture di legno costruite per raggiungere la grotta. La “Grotta del Brigante” rappresenta uno dei più importanti attrattori storico-naturalistici dell’area del Reventino e dell’alta Valle del Savuto. Dal punto di vista storico in questa grotta ha trovato rifugio Pietro Bianco, uno dei briganti dalla storia più cruenta e affascinante dell’epoca post-unitaria. Dal punto di vista naturalistico l’area intorno alla grotta è immersa in una natura a tratti selvaggia, fra boschi di castagno, cerro, ontano e agrifoglio.

Questo luogo dall’identità così marcata ha rappresentato uno dei punti di forza nel complesso dei sentieri realizzati e promossi dall’associazione Discovering Reventino, attiva sul territorio dal 2015. Infatti, la “Grotta del Brigante” in questi anni è stata meta di diverse escursioni organizzate dall’associazione, con numerose presenze da tutta la regione e anche dall’estero. Inoltre, per favorire l’accessibilità di quest’area sono stati realizzati – da parte dell’amministrazione locale – alcuni interventi mirati, tra cui la costruzione di una passerella in legno che agevolava l’ingresso alla grotta. Il cammino, in linea con gli obiettivi di Discovering Reventino è una forma di resilienza e di recupero dell’identità locale e del rapporto con l’ambiente e il paesaggio: conoscere i luoghi, come la “Grotta del Brigante” e i boschi intorno, ed essere consapevoli del loro valore naturalistico, storico e culturale consente di amarli e di tutelarli. Oggi, però, a questo luogo hanno tolto la vita.

 

La sua identità è scomparsa, tagliata via insieme ai boschi. Discovering Reventino, oltre a segnalare l’accaduto alle autorità competenti affinché verifichino la liceità del taglio, si rivolge alle istituzioni e agli enti preposti, nonché alle comunità locali, per invitare tutti ad una maggiore attenzione e a rispondere a quanto avvenuto a Bianchi con una proposta di azione condivisa e partecipata. L’obiettivo comune vuole essere quello di favorire la tutela dei luoghi e la creazione di percorsi e di economie sostenibili.

I boschi a ceduo che oggi sono funzionali per produrre pali da siepe, o molto più verosimilmente, vengono trasformati in cippato e destinati agli impianti di produzione di biomassa, possono invece essere al centro di un’economia forestale ecocompatibile che crei nuova occupazione e magari anche un nuovo paesaggio. I boschi possono essere concreti strumenti di sviluppo economico, sociale e territoriale. Occorre ridare valore al legno, attraverso la valorizzazione del prodotto e, allo stesso tempo, ridare valore alla biodiversità e agli habitat forestali come risorsa paesaggistica e ambientale. L’appello di Discovering Reventino, dunque, è motivato dalla necessità di intervenire insieme, al più presto, perché ciò che è successo a Bianchi non accada in altri luoghi cari a noi tutti.

 

FIRMA LA PETIZIONE “SALVIAMO TERMINILLO: FERMIAMO UN PROGETTO INUTILE E DANNOSO, #NOTSM!” SU CHANGE.ORG

 

Il PROGETTO TSM – Già bocciato due volte a causa del devastante impatto sul territorio, il progetto TSM prevede la realizzazione di oltre 7 km di nuovi impianti nelle parti più integre del Terminillo, comportando l’eliminazione di 17 ettari di bosco secolare e provocando ingenti disturbi alla fauna, in violazione delle norme di conservazione delle aree di alto valore ambientale e di quelle sulla Valutazione di Impatto Ambientale. I nuovi impianti (previsti a quote inferiori i 1.900 m), per la cronica mancanza di neve dovuta al cambiamento climatico, non avranno alcuna possibilità di essere redditizi, costituendo di fatto uno spreco di denaro pubblico, utilizzato a discapito di una delle zone montane appenniniche più belle e suggestive, tanto da meritare la tutela dell’Unione Europea attraverso speciali aree di protezione (SIC e ZPS).

I PRINCIPALI IMPATTI SULL’AMBIENTE

●        PAESAGGIO: il TSM intende scavalcare il vincolo della tutela paesaggistica spacciando il progetto come semplice ammodernamento dell’esistente

●        FAGGETE SECOLARI: con il taglio di 17 ettari di faggi secolari si andranno irrimediabilmente a compromettere gli obiettivi di conservazione del SIC del “Bosco della Vallonina”, esponendo l’Italia ad una procedura d’infrazione Europea che comporterebbe milioni di euro di multa

●        RISORSE IDRICHE: i sistemi di innevamento artificiale richiederanno ingenti quantitativi di acqua e creeranno problemi di ricarica delle falde già sottoposte a stress idrico per la crisi climatica in atto

●        ORSO BRUNO MARSICANO: il TSM è in aperta contrapposizione con quanto certificato dall’Università di Roma “La Sapienza” che ha definito “l’intera area come di importanza critica e favorevole per l’espansione dell’areale dell’Orso bruno marsicano”, ricordando che “tale espansione viene riconosciuta come unica strategia possibile e coerente per la conservazione a lungo termine di questa relitta popolazione di orso

 

A fronte di tutti questi impatti sull’ecosistema, non si avrà alcun effetto positivo stabile sull’occupazione; gli studi economici a sostegno del progetto sono basati sulla irrealistica previsione di attirare 280 mila sciatori ogni anno, pensando di risolvere la carenza di neve con l’innevamento artificiale, i cui costi sono stati molto sottostimati senza oltretutto tenere conto del continuo aumento delle temperature. Non a caso, il Rapporto “Nevediversa 2020” di Legambiente giudica come accanimento terapeutico ogni nuovo investimento in impianti sciistici sul Terminillo, dove le giornate sciabili sono ogni anno sempre più ridotte.

COSA CHIEDIAMO ALLA REGIONE LAZIO

· Di garantire il rispetto delle norme vigenti, confermando il parere negativo alla Valutazione di Impatto Ambientale del TSM, scongiurando lo spreco di denaro pubblico e un danno ambientale certo.

· Di riassegnare i fondi a disposizione per pianificare e sviluppare una nuova visione della Montagna “Terminillo”, valorizzando tutti i settori che puntano alla valorizzazione delle risorse naturali in maniera compatibile con la loro conservazione.  

TI CHIEDIAMO DI FIRMARE E DIFFONDERE QUESTA PETIZIONE PERCHÉ LO SCEMPIO DEL TERMINILLO NON RIGUARDA SOLO IL LAZIO MA SAREBBE UN DURO COLPO PER TUTTE LE MONTAGNE ITALIANE. SIAMO ANCORA IN TEMPO PER SALVARE LA NATURA DEL TERMINILLO!

Questa petizione è sostenuta da: WWF LAZIO, FEDERTREK – ESCURSIONISMO E AMBIENTE, G.U.F.I. GRUPPO UNITARIO PER LE FORESTE ITALIANE, CLUB ALPINO ITALIANO – GR LAZIO, ITALIA NOSTRA – SABINA E REATINO, MOUNTAIN WILDERNESS LAZIO, SALVIAMO IL PAESAGGIO RIETI E PROVINCIA, POSTRIBÙ, INACHIS, ALTURA LAZIO, SALVIAMO L’ORSO.

Osservazioni al progetto presentate in fase di Valutazione di Impatto Ambientale (link)

Per ulteriori approfondimenti: (link)