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Partirà il 28 giugno da Fabriano e proseguirà per duecento chilometri fino a l’Aquila.Articolo apparso sull'Unità del 31 maggio 2017

La marcia è la carezza dei piedi sui territori feriti, senti il rumore dei tuoi passi, il fruscio dei rami, gli animali che ti osservano e reagiscono al tuo passaggio. Occorre saper guardare, toccare con mano i danni del terremoto in molte frazioni già colpite dalla frenesia del mondo voltato da un’altra parte. Il 28 giugno parte da Fabriano La lunga marcia nelle terre del sisma, dieci tappe, duecento chilometri per portare dove si soffre lo sguardo che ricuce il territorio.

L’arrivo è all’Aquila, previsto per l’8 luglio. E, roba da non crederci, andando per organizzare la tappa di Campotosto i ragazzi dell’associazione Ape (Associazione proletari escursionisti) trovano il terremoto invisibile, quello del 18 gennaio che per i media non c’è stato. Appena narrato è stato sopraffatto dalle notizie della slavina che nelle stesse ore ha distrutto l’hotel Rigopiano. Giulio Carcani, tra gli accompagnatori di Ape sezione Roma, racconta : «È il 12 aprile, partiamo in sei, ci diamo il compito di tracciare e consolidare le ultime due tappe della marcia. Tanta è l’e m o z i o n e, l’entusiasmo, il trasporto». Giunti a Mascioni la sorpresa: «La pensione dove dormiamo ospita due signori anziani che hanno le case inagibili, il centro del paese è zona rossa. Se già prima lo abitavano in pochi, ora è praticamente vuoto. La signora Maddalena ci racconta del 18 gennaio: le case bloccate dalla neve, le persone dentro nonostante le forti scosse, il paese buio, gli animali dispersi». Ogni riferimento della vita quotidiana si sospende sulla voragine dell’incertezza. Giulio Carcani disegna tavole in bianco e nero dove unisce parole e immagini, e narra la traccia viva che gli è rimasta dentro. Per queste zone già colpite da anni dallo spopolamento appenninico il terremoto sembra il colpo di grazia». Ma la ferita cerca per istinto la sua riparazione.

La signora Maddalena «trova parole che acciuffano i ricordi di bambina. E ritorna col pensiero alle transumanze fino a Foggia, quando suo papà nelle notti erranti sul tratturo le prendeva le mani e ci soffiava sopra per scaldarle». A fine giugno sarà il popolo in marcia a riscaldare l’animo di chi è stato di colpo privato di tutto, legami, riferimenti, memorie, futuro. Ma ha reagito restando. Perché? «Non lasciamo la montagna», hanno detto alcuni ai tiggì. Che forza.

Dieci tappe. Il percorso dei volontari per portare conforto a chi non ha lasciato i luoghi del terremoto.

La montagna. Un mondo che la città ha dimenticato, fatto non solo di paesaggi e altitudini, ma di relazioni. Luoghi che danno respiro ai silenzi, alle presenze, ai paesaggi umani che si aprono al di qua dello straniamento delle amicizie digitali. «Chi cammina attiva un movimento lento –dice Francesca Zanza che coordina il rapporto tra Ape e le numerose associazioni sostenitrici della marcia – noi lavoriamo alla creazione di una comunità in cammino che si muove lentamente dalle montagne alle strade. È una delle nostre prerogative insieme ad antifascismo e difesa dell’ambiente». I ragazzi di Ape cercano di portare la montagna in città, quando fanno le escursioni anche per i bimbi per loro non importa arrivare alla meta, ma esserci. Nell’organizzare la marcia, dicono, ciò che conta «è il rapporto con la gente, abbiamo cercato tutti coloro che si sono dati da fare, creando contatti con associazioni, singoli, enti, parchi».

Annunciano l’iniziativa della marcia (info su www.lungamarciaperlaquila.it) a Casetta Rossa nel quartiere romano di Garbatella, luogo dove Giuseppe Cusimano, presidente, ha aperto la sezione romana di Ape, associazione che ha 97 anni, fondata a Lecco nel 1919. Organizzano escursioni e trekking, percorsi in bicicletta, iniziative culturali, e altro ancora. «Ci riteniamo difensori della nostra memoria storica, siamo portatori della Resistenza passata e attuale contro tutti i soprusi e l’odio, crediamo che un mondo bello sia ancora possibile». E lo dicono con un tono che della montagna ha tutta la solidità. La marcia è la voce dei volontari che sostiene, che ricorda a chi ha dimenticato. È anche denuncia?

«Il tempo non è variabile indipendente, c’è qualcosa che non funziona quando ci vuole così tanto tempo – dichiara Enrico Sgarella, presidente di MOVIMENTO TELLURICO, affiliata FederTrek capofila tra le sigle impegnate -. Lo scopo principale della marcia è quello della solidarietà.

L’altro è di creare rete tra leassociazioni. Ma c’è il problema del tempo, se non si è veloci si perde popolazione». Il sisma ha aggravato i problemi dell’Appennino. Restare in centri colpiti, per anni e anni, in un limbo, può essere fatale. «Quanti suicidi del terremoto ci saranno stati?», si chiede Sgarella. Si resiste grazie all’anima da montanari. Molti aiuti vengono dalle associazioni, tra cui Actionaid e Brigata di solidarietà attiva. «Ci sono 780 comuni a rischio, che devono essere preventivamente ristrutturati, ma – conclude Sgarella -, anche rifacendo le case che vita ci sarà? Occorre una grande opera nazionale per il rilancio degli Appennini che abbia a cuore la demografia e la vita dei luo ghi».

Articolo di: DELIA VACCARELLO –  dvaccarello @unita.it – L’UNITA’ – 31 maggio 2017

Foto Veio Parcodi Ilaria Canali

Una rete tra le persone e le associazioni, ma anche una rete in senso virtuale, attraverso il web. Due strategie necessariamente complementari che insieme, e solo insieme, possono aiutare il Parco di Veio nella gestione e promozione del ricco patrimonio naturale e culturale che rappresenta.

E’ stato questo il senso e l’obiettivo del workshop, chiamato appunto “Il Parco in Rete”, che l’Ente Regionale Parco di Veio ha organizzato il 16 febbraio scorso presso l’Ostello del Parco di Veio, a Morlupo. Una giornata di confronto e approfondimento tra il personale del Parco, i volontari e i collaboratori, cui hanno partecipato oltre quaranta persone. Tra i presenti vi erano anche dei rappresentanti di FederTrek, Federazione nazionale escursionista che rappresenta 40 associazioni e che nel Parco di Veio promuove da anni numerose iniziative.

La giornata si è articolata su diversi tavoli tematici che hanno affrontato alcuni degli aspetti fondamentali e strategici per il futuro del parco: la manutenzione dei sentieri, che è il tema dei temi, la segnaletica, i punti informativi, l’organizzazione degli operatori, la gestione e il coordinamento degli eventi, delle visite guidate, delle iniziative turistiche.

E’ stato un incontro con un approccio operativo e coinvolgente, come racconta Fabio Marricchi dell’Ufficio stampa dell’Ente Parco, infatti “oltre ai tavoli, la condivisione tra i volontari e operatori si è sviluppata attraverso prove di team building all’esterno”.

Sul fronte della innovazione attraverso il digitale, è stata realizzata una prova di utilizzo della nuova app per smartphone ”VeioPark”,sviluppata da “Innovation Engineering” grazie a una progettazione europea e che è attualmente in fase di test. Sono diverse e interessanti le funzionalità di questa applicazione: oltre a camminare, si potrà “navigare” lungo i sentieri dei quali sarà segnalata l’altimetria, si potranno trovare i punti d’interesse, la ricettività e si potranno segnalare all’ente Parco le eventuali criticità riscontrate lungo i percorsi.

Ricordiamo che il Parco di Veio si estende per 15.000 ettari ed è un territorio ricco di beni storici e archeologici, oltre che paesaggistici. Tuttavia, con i suoi 99 chilometri di sentieri, tra cui la via Francigena, è un patrimonio naturale difficile da gestire. Partendo da questa consapevolezza, è stato avviato dal Parco da alcuni mesi il progetto “Adotta un sentiero”, con l’intento di costruire nuove alleanze in una strategia di difesa del territorio “a rete” e “dal basso”. Dall’avvio del progetto, circa il 90 per cento dei sentieri del Parco sono stati adottati.

Per informazioni sulla rete sentieristica, le mappe interattive e gli itinerari:  PARCO DI VEIO-SENTIERI

Per aderire al progetto “Adotta un sentiero” : PARCO DI VEIO – ADOTTA UN SENTIERO

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